Lo Sferisterio di Bologna
l’antico tempio dove ha combattuto anche Cavicchi
di Maurizio Roveri
La Pugilistica Tranvieri c’è. Ancora una volta. A portare avanti, con forte passione e ammirevole costanza, l’antica tradizione del “Santo Stefano della boxe” a Bologna. La società dilettantistica di via Saliceto ha avuto il merito di riportare in vita nel 1999 un “evento” che nella città delle Due Torri era sentitissimo e seguitissimo negli Anni Cinquanta e Sessanta, anche nei Settanta. Vale a dire, gli anni ruggenti della boxe italiana. Il mitico Santo Stefano pugilistico di Bologna ha fatto storia. Qui, nel pomeriggio del 26 dicembre, hanno combattuto grandi Campioni: “personaggi” popolari (li indico in ordine di tempo, di apparizione) come Checco Cavicchi il “colosso di Pieve di Cento che elettrizzava la gente, Remo Carati, Franco De Piccoli, Raimondo Nobile, Alfredo Parmeggiani, Sandro Mazzinghi, il grandissimo Nino Benvenuti, l’amatissimo Dante Canè idolo dei bolognesi, l’artista Carlo Duran, e poi Domenico Adinolfi, Bepi Ros, Alfredo Evangelista, Lucio Cusma, Valerio Nati, Loris Stecca, Patrizio Oliva, Sumbu Kalambay. Quanta gloria è passata sul ring d’un città che, in passato (un passato abbastanza remoto…), era un punto di riferimento importante a livello nazionale e anche internazionale!
I tempi sono cambiati. In Italia il pugilato non è più sport da “prima pagina” nè oggetto di discussioni nei bar. Ha perso molta della popolarità che aveva. Purtroppo. E a Bologna la tradizione del “Santo Stefano” pugilistico stava scomparendo, anzi s’era già perduta, quando… a recuperarla è arrivata provvidenziale la mano della Tranvieri. Riunioni piccole, inizialmente. Senza pretese. Però l’aspetto importante era il recupero di quella tradizione.
E il prossimo 26 dicembre, per il sedicesimo anno, la Pugilistica Tranvieri propone ai bolognesi il pomeriggio dei cazzotti. L’appuntamento con la Noble Art. Di recente Sergio Rosa – l’anima della Tranvieri – è riuscito spesso a organizzare un combattimento fra pugili professionisti come main event. Ci sono stati gli anni di Mario Salis al centro della scena (e in una occasione addirittura sono stati due i match professionistici, con Elga Comastri nel sottoclou…). Ebbene, fra cinque giorni il protagonista sarà un solidissimo “guerriero” romagnolo, Alex D’Amato, 25 anni, superleggero dalla boxe vibrante, d’assalto. Da dilettante è stato più volte campione regionale dell’Emilia Romagna – categoria pesi leggeri – medaglia d’oro nel 2010 (che intensa ed emozionante battaglia in finale contro il “tranvierino” Manuel Vignoli!), nel 2012, nel 2013. Cresciuto pugilisticamente nella palestra della Boxe Riccione, con Ivan Cancellieri per insegnante, D’Amato nel 2014 ha fatto preziosa esperienza partecipando alla Talent League Boxe. Poi… il passaggio al professionismo. Seguito dalla “Ring Side Boxe” Rimini del Maestro Gian Maria Morelli. Da pugile neo-pro Alex D’Amato ha effettuato un solo combattimento. A Rimini, il 30 maggio 2015, sconfiggendo Matteo Redrezza per KOT (injury) al terzo round. Da peso superleggero.
La boxe bolognese allo Sferisterio
Cambia la location per questa edizione 2015 del “Santo Stefano” della boxe. Non più la palestra “Deborah Alutto” di via dell’Arcoveggio, bensì un antico “tempio” dello sport bolognese. Lo Sferisterio di via Irnerio.
Trovo interessantissima, e ammirevole, questa iniziativa di recuperare un luogo suggestivo come lo Sferisterio per la boxe. Dove boxe c’è stata negli Anni Cinquanta e Sessanta. E’ il “progetto” voluto da Serafino D’Onofrio, Presidente dell’AICS (Associazione Italiana Cultura Sport) di Bologna. In collaborazione con il movimento pugilistico bolognese. Un progetto che vuol fre dello Sferisterio la “Casa del Pugilato”. In questa direzione si è già mossa la Boxe Regis con una riunione a novembre e poi con i recentissimi Campionati Regionali Senior. Ora tocca alla Tranvieri con il “suo” 26 dicembre e successivamente sarà la volta della Sempre Avanti a proporre un evento il 14 febbraio 2016. Con l’AICS a fare da filo conduttore.
Lo Sferisterio di Bologna, alla Montagnola, è un luogo dal sapore antico. Venne inaugurato centonovantatre anni fa, nel 1822, e chiuso nel 1955. Poi è stato riconvertito a palestra multiuso, con ingresso da via Irnerio al numero 4. In origine lo Sferisterio era un grande campo per “giochi sferici”. Venne progettato da Giuseppe Tubertini. Costituito da un terreno piano rettangolare, aveva dimensioni di 97,10 metri di lunghezza e 17,48 di larghezza. Ed era delimitato, su uno dei lati lunghi, da un muro d’appoggio.
Inaugurato, come detto, nel 1822 lo Sferisterio di Bologna venne utilizzato soprattutto per il gioco del “pallone grosso” toscano. Da non confondersi con il calcio. Ma erano molto in voga anche il “pallone grosso” piemontese al bracciale, il Pallone elastico e il tamburello. L’avvento, nel Novecento, del calcio inglese decretò la crisi (che fu irreversibile) dei tradizionali giochi con il pallone. E l’impianto bolognese, inteso come Sferisterio, venne chiuso nel 1955. Successivamente venne coperto per essere utilizzato come padiglione dell’Ente Fiera di Bologna. E in seguito suddiviso in tre settori. Tre palestre: una – la più grande – in mattonelle per il pattinaggio a rotelle e per il calcio a 5; una seconda palestra in sintetico per la pallacanestro (qui, negli Anni Sessanta e all’inizio dei Settanta, giocava la Lamborghini) e la terza palestra in sintetico per la pallavolo.
La città di Bologna, negli Anni ’20, era già un punto di riferimento importante per la boxe nazionale e internazionale. Sede di numerosi combattimenti con titoli in palio. Venivano organizzate riunioni su riunioni. Il pugilato veniva proposto nel vecchio teatro dell’Arena del Sole, nella palestra della attivissima Sempre Avanti in via San Gervasio, al Teatro Contavalli, al “Littoriale” (così si chiamava a quei tempi lo stadio Comunale di via Andrea Costa, intitolato poi al mitico presidente rossoblù Renato dall’Ara). Andava di moda organizzare riunioni di pugilato in una palestra del Littoriale, dopo le partite casalinghe del Bologna. E la boxe trovava ampi spazi anche nei Teatri. Al teatro del Corso in via Santo Stefano (poi distrutto durante la guerra da un’incursione aerea), al Teatro Verdi (che sarebbe anch’esso crollato sotto i bombardamenti del 1944), ancora all’Arena del Sole, la quale aveva – allora – una forma circolare ed era indicatissima per il pugilato. Proprio il “Duse”, il “Corso”, l’Arena del Sole” ebbero per primattori pugili fra i più quotati a livello nazionale e internazionale: personaggi come Locatelli, Turiello, Bondavalli, Venturi, Deyana, Magnolfi, Cattaneo, Kid Palermo. Oltre a un idolo dei bolognesi, Leone Blasi. Si boxava anche al “Baraccano” e al Giardino di Porta Saragozza. Poi… è stato il momento della Sala Borsa, mitica struttura che ospitava le partite della Virtus Pallacanestro e del Gira, e dove il peso massimo Checco Cavicchi richiamava grandi folle.
Ed ecco… il 1949. Il 28 novembre 1949 il pugilato entrò nel tempio dello Sferisterio. Lo fece con una ampia manifestazione dilettantistica denominata “Gran Campione” e voluta dalla Federazione Pugilistica Italiana. I migliori pugili dilettanti d’Italia, di ogni categoria di peso, si diedero appuntamento allo Sferisterio. Tra gli iscritti anche Francesco Cavicchi, il colosso di Pieve di Cento. Qualche mese più tardi, nella prima riunione del 1950, organizzata dalla società “Temporale”, sul ring dello Sferisterio ci fu il debutto professionistico del peso massimo ferrarese Uber Bacilieri. Per la “Temporale” si trattò del canto del cigno, perchè la società chiuse. E sulle sue ceneri nacque la Pugilistica Tranvieri. Lanciatissima. Proponendo subito riunioni allo Sferisterio e – nelle serate all’aperto – al “Miami” la bella sala da ballo del Cral Tranvieri, situata nei pressi del deposito dei tram, alla “Zucca”.
Allo Sferisterio di Bologna si svolsero i Campionati italiani dilettanti del 1951, con la partecipazione di 193 pugili !
In quegli anni Cavicchi infiammava Bologna e la Sala Borsa. La struttura di via Ugo Bassi era letteralmente presa d’assalto dal pubblico. Molta gente rimaneva fuori, nelle sere dei match del colosso di Pieve di Cento. La Sala Borsa diventava sempre più piccola per il grande pubblico di Cavicchi. E così, dopo l’Evento del giugno 1955 quando Franco Cavicchi trascinò ben sessantamila spettatori allo stadio Comunale per l’Europeo dei massimi (vinto contro il tedesco Nehuaus), Bologna capì che era necessario un vero palazzo dello sport. E venne allora progettato e realizzato il Palasport di Piazza Azzarita.
E lo Sferisterio? Ha ospitato ancora un po’ di boxe, mi pare fino agli Anni Sessanta. Poi, il silenzio. Per mezzo secolo il pugilato non ha più messo piede nel luogo che nell’ottocento aveva per “eroi” popolari i campioni del “pallone grosso” al bracciale, del pallone elastico e del tamburello.