Viaggio nei live club bolognesi ‘congelati’ dalla pandemia – Agenzia DIRE
Condividiamo l’articolo dell’Agenzia di Stampa DIRE che intervista tre diverse realtà musicali di Bologna, fra cui due affiliate AICS (Locomotiv Club e D.E.V.)
di Federica Mingarelli e Sara Forni
foto e video di Davide Landi
BOLOGNA – Si chiama musica ‘dal vivo’, ma di vita nei live club bolognesi ce n’è davvero pochissima. I locali che ospitano concerti sono tra i più colpiti dalla pandemia, complice il fatto che per assistere bisogna necessariamente assembrarsi, attività vietatissima di questi tempi. La città di Bologna da sempre si fregia di essere un polo culturale importante anche per la musica dal vivo, ma i suoi club stanno agonizzando da mesi per la mancanza di attività e di garanzie sulla riapertura.
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IL LOCOMOTIV RESISTE E RIPARTE DA MAGGIO
Un passaporto vaccinale per partecipare a concerti e grandi eventi? “Non so se sarà la scelta giusta, ma se dovesse esserlo, ben venga. Per noi quello che è importante è rimetterci in moto”. A farci un pensiero, pur di poter ripartire con la musica dal vivo, è Michele Giuliani, co-fondatore dell’associazione Locomotiv Club, che a Bologna gestisce l’omonimo circolo culturale in via Sebastiano Serlio, tra sala concerti, organizzazione di festival e, da poche settimane, anche sala di registrazione. “Tutto ciò che può essere utile a mettere in moto il settore produttivo è ben accetto”, spiega Giuliani alla ‘Dire’, intervistato nel ‘suo’ nuovo studio di registrazione che si trova esattamente al piano di sopra rispetto al palco dove, in un mondo senza coronavirus, si alternano band, cantanti e dj in base alla programmazione di uno dei locali più in voga, a Bologna e in gran parte del nord Italia, per i cultori della musica indie, alternative, rock, e non solo.
“Questo- dice Giuliani indicando il mixer- è quello che abbiamo usato per cinque anni in sala al Locomotiv. Il progetto dello studio ha richiesto molto impegno e sforzi economici importantissimi. Era il nostro sogno da molto tempo, già da prima del Covid e poi…”. E poi, è arrivata l’emergenza sanitaria. La pandemia ha tagliato di netto le gambe al locale: su 150 concerti programmati per tutto l’anno, ne hanno fatto uno in sala. “Quest’estate però siamo riusciti a suonare dal vivo per 30 serate grazie agli spazi dell’arena Puccini, organizzando due manifestazioni, ‘Sunshine Superheroes’ e ‘Tutto molto bello’, riuscendo ad accogliere 400 persone alla volta, rispettando le norme di sicurezza”, spiega Gabriele Ciampichetti, un altro tra i fondatori del club.
“AVEVAMO ALLESTITO TUTTO, POI È ARRIVATO IL DPCM”
“Speravamo di poter lavorare con le stesse regole dell’estate anche questo inverno. Come vedi- dice Ciampichetti indicando una sala con tante sedie in fila- qui avevamo allestito tutto per avere una capienza di circa 100 persone, ma con il Dpcm di ottobre non è stato possibile fare nulla”. Lo staff del Locomotiv però, nonostante “i ristori non fossero assolutamente sufficienti”, non si è dato per vinto e si è candidato al bando Incredibol! del Comune di Bologna, che finanzia progetti d’impresa in ambito culturale. Con la vittoria in tasca, il club ha implementato lo studio di registrazione, aggiungendo anche l’apparato necessario per la registrazione video e lo streaming in diretta.
Gli amanti dei concerti del Locomotiv dunque non devono temere: “Abbiamo intenzione di partire il prima possibile”, annunciano i co-fondatori’, raccontando del futuro del locale proprio mentre stanno montando sul palco le nuove attrezzature. Mentre i papabili nomi degli artisti in scaletta rimangono riservati, Ciampichetti e Giuliani anticipano che maggio, coronavirus permettendo, sarà il mese in cui auspicano di poter tornare a fare musica “in streaming, ma soprattutto dal vivo” anche perché per quanto possa aiutare, un live dietro lo schermo di un computer “non può sostituire l’esperienza di un concerto dal vivo, ma crediamo che possa essere una delle strade alternative per nuovi modi di fruizione”.
IL D.E.V. HA ALLE SPALLE ‘BEN’ 35 GIORNI DI ATTIVITÀ
La pandemia non ha abbattuto i loro sogni. Anzi, ha dato loro il tempo di rielaborarli, rafforzarli, prepararsi per una nuova stagione quando sarà concesso. Luca Rocco e Francesco Flagiello, rispettivamente 30 e 31 anni, hanno aperto il loro live club D.E.V. il 19 settembre 2020, in piena pandemia: “Abbiamo alle spalle ben 35 giorni di attività- scherzano i due gestori- in cui però siamo riusciti a fare oltre 40 concerti in presenza”. Il locale è ricavato da un ex negozio di abbigliamento in disuso da anni, in via Capo di Lucca 29, e i due giovani lo hanno completamente ristrutturato con le loro mani. Luca, musicista, ex educatore ora barista, e Francesco, tecnico del suono e backliner di gruppi come la Pfm, organizzavano concerti da anni, ma avevano il sogno di gestire un loro spazio e hanno fatto tutto il possibile per realizzarlo, senza mai lasciarsi abbattere dalle avversità del periodo.
“SOPRAVVIVIAMO GRAZIE A RISPARMI, CROWDFUNDING E GENTILEZZA”
“Stiamo sopravvivendo grazie alle donazioni, alla gentilezza, alla vendita di qualche maglietta online, ma soprattutto grazie ai nostri personali risparmi– raccontano alla ‘Dire’- anche perché il proprietario dell’immobile ha accettato di abbassarci l’affitto del 20% solo per due mesi, dicembre e gennaio”.
D.E.V., acronimo della frase sarcastica bolognese ‘Dev’Esser Vero‘ ma istituzionalmente di ‘Diverse Entertainment Vision’, negli ultimi mesi ha continuato con concerti in streaming gratuito: “L’abbiamo fatto per portare sempre e comunque avanti la musica e cercare di avere continuità, e poi perché non riusciamo a stare fermi– spiegano Luca e Francesco- stiamo già lavorando ad un’eventuale nuova stagione, attrezzando la sala al piano di sotto per aggiungere ai corsi che abbiamo già proposto (canto, teatro, incisione su linoleum e costruzione di fruste e strap-on con materiali riciclati), una camera oscura e delle lezioni di serigrafia.
“LE REGOLE DEI CIRCOLI SONO LE STESSE DEI BAR: ALMENO LASCIATECI APRIRE COME LORO”
La proposta per aiutare i live club ad uscire dalla crisi? “Beh, magari bloccare gli affitti– dicono i ragazzi di D.E.V.- avere un piccolo ristoro oppure visto che i circoli devono seguire le regole dei bar ‘veri’, permetterci di riaprire il bar negli orari in cui è possibile per gli altri”.
Se passasse l’idea del patentino vaccinale per gli eventi proposta da Stefano Bonaccini, Luca e Francesco sarebbero d’accordo pur di poter riaprire in sicurezza. Comunque non hanno alcuna intenzione di mollare: “Speriamo di riaprire presto: noi non ci muoviamo da qua”.