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Perché intitolare le scuole di Bologna a: Follereau – Scarlatti – Arco Guidi – Longhena
RAOUL FOLLEREAU
Nasce il 17 Agosto 1903 a Nevers in Francia da una ricca famiglia di industriali. Compie studi di diritto e filosofia, ma le sue vere passioni rimarranno nel corso della sua intera vita, la letteratura ed in particolare la poesia; a soli ventitré anni esordisce a teatro con uno spettacolo a suo nome. Le sue opere hanno nello specifico lo scopo di combattere la miseria, l’ingiustizia sociale e il fanatismo sotto qualsiasi forma. Le sue opere più conosciute sono “L’Ora dei poveri” e “La Battaglia contro la lebbra”.
Per tutta la vita Follereau denuncerà l’egoismo di chi possiede e di chi è potente, la vigliaccheria di “coloro che mangiano tre volte al giorno e s’immaginano che il resto del mondo faccia altrettanto”.
Nel 1935, inviato in Africa dal giornale Le Nation, durante un safari, Follerau viene a contatto per la prima volta con il terribile mondo dei lebbrosi. Questo incontro cambierà la sua vita; scopre attraverso di loro il mondo della povertà e del pregiudizio sociale nei confronti della lebbra, che condanna i malati alla solitudine e all’emarginazione. Da quel momento dedica la sua vita alla lotta contro la lebbra e contro tutte le “lebbre”.
Follereau ci insegna che “amare è vivere”, che “amare non è donare ma condividere”, che amare è agire.
Nel 1942, in piena guerra, lancia l’iniziativa di solidarietà L’Ora dei poveri, che domanda a ciascuno di devolvere almeno un’ora all’anno del proprio stipendio a sollievo dei più bisognosi.
Nel 1952, indirizzò all’ONU una richiesta in cui domandava che si elaborasse uno Statuto internazionale per i malati di lebbra e che i lebbrosari-prigione esistenti ancora in troppi Paesi venissero rimpiazzati con centri di cura e sanatori. Due anni dopo l?assemblea Nazionale francese approvava all’unanimità questa richiesta. Sempre nel 1954 Follereau fondò la Giornata Mondiale dei Malati di lebbra; i suoi scopi dichiarati erano due: da un lato ottenere che i malati di quel genere siano curati come tutti gli altri malati, nel rispetto della loro libertà e dignità di uomini; dall’altro “guarire” i sani dall’assurda paura, a suo dire, che essi hanno di questa malattia.
Celebrata oggi in 150 Paesi in tutto il mondo, questa Giornata è diventata, secondo il desiderio espresso dal fondatore, “un immenso appuntamento d’amore”.
Raoul Follereau si spense a Parigi il 6 dicembre 1977.
A cura di Vittorio Cazzola
DOMENICO SCARLATTI
Nasce nel 1685 a Napoli, figlio del grande Alessandro, che sarà il suo maestro. Domenico si distinse come uno dei maggiori virtuosi e compositori di musica per clavicembalo dell’età barocca. La sua composizione più nota consiste nelle 555 sonate per clavicembalo.
Divenne compositore e organista della Cappella Reale di Napoli nel 1701. Il suo debutto teatrale risale al 1703 con l’opera “L’Ottavia restituita al trono”.
Nel 1715 divenne maestro della Cappella Giulia nella basilica vaticana e compose musica sacra.
Nel 1720 Scarlatti è alla corte di Lisbona quale maestro della Cappella Reale e tra l’altro è anche maestro di musica degli infanti. Nel 1728 l’infanta Maria Barbara sposò Ferdinando principe delle Asturie e condusse con sé a Madrid il suo maestro; lì egli fu maestro dei principi delle Asturie, dedicò al re Giovanni V l’unico suo lavoro dato alle stampe (gli “Esercizi per gravicembalo”: 30 sonate e “La fuga del gatto”). Quando nel 1746 il principe ascese al trono Scarlatti fu nominato maestro “de los Reyes”.
L’ultima sua composizione pare essere stata il “Salve Regina” per canto, archi ed organo oggi conservato a Napoli.
Muore a Madrid il 23 Luglio 1757.
A cura di Vittorio Cazzola
[ Raoul Follerau ]
[ Domenico Scarlatti ]
[Scuola Scarlatti]
MARIO LONGHENA
Mario Longhena nasce il 24 Maggio 1876 a Parma, nell’Oltretorrente, il quartiere popolare. La situazione economica della sua famiglia non era sicuramente agiata e peggiorò quando il padre, garibaldino, perse il lavoro per aver combattuto assieme alle camicie rosse. Nel 1892 a sedici anni si iscrisse al neonato Partito Socialista italiano e dopo essersi laureato all’Università di Bologna, fu professore in un liceo classico ad Agrigento.
Negli anni successivi fa domande di trasferimento avvicinandosi sempre più a Bologna che diverrà la sua nuova città di adozione. Qui insegnerà Lettere al Ginnasio (l’odierna scuola media) e poi Geografia all’Istituto Tecnico, infine Storia e Filosofia al Liceo Scientifico “Righi”.
Nel frattempo si dedica intensamente all’attività politica nelle file del PSI, rivelando una competenza particolare nel settore scolastico. Partecipa alle elezioni comunali e provinciali del 1914 e viene eletto in entrambe, diventando poi assessore all’Istruzione, dal 1914 al 1920, nella Giunta del sindaco Francesco Zanardi.
Durante la Prima Guerra Mondiale Longhena presiede il Comitato assistenza ai bambini e per dare appoggio a quest’ultimi, aprì la colonia estiva di Casaglia. La colonia fu ospitata nell’attuale fabbricato della Villa Puglioli, che si rivelò ben presto inadeguato a soddisfare le esigenze di ospitalità dei bambini e delle famiglie più bisognose o in difficoltà a causa della guerra. Longhena fu l’artefice della creazione delle colonie estive comunali e delle “scuole all’aperto”, un progetto educativo all’avanguardia per l’epoca. La prima scuola all’aperto fu istituita nel 1917 nel perimetro dei giardini Margherita.
E’nel 1920 però che Longhena e l’amministrazione Zanardi compiono una scelta per certi versi storica; viste le drammatiche condizioni in cui si trovavano i bambini delle famiglie operaie viennesi per le conseguenze della guerra e la penuria dei generi alimentari, decisero, in una sorta di gemellaggio ideale con l’amministrazione socialista della capitale austriaca, come gesto di pace verso una nazione fino a poco prima nemica, di ospitare a Bologna circa 300 bambini per alcuni mesi. Il nucleo più consistente di questi bambini soggiornò a Casaglia dal primo gennaio sino a fine aprile. In questo periodo la colonia Casaglia ospitò complessivamente 873 bambini.
Con l’avvento del Fascismo la sua attività politica militante è costretta al silenzio, ma non cessa di trasmettere dalla cattedra i suoi insegnamenti di civiltà. Nel 1924 subisce un’aggressione fisica e nel 1939 è messo forzatamente in pensione dal Regime.
Dopo aver ricoperto la carica di direttore del quotidiano socialista Avanti!, nel 1947 viene eletto alle elezioni per l’Assemblea Costituente e alla Camera dei Deputati. Dal primo Ministro Alcide De Gasperi è nominato Presidente della Croce Rossa Italiana nel 1949, incarico che terrà fino al 1957. In questo periodo grazie a Longhena la CRI si distinse per l’efficiente organizzazione dei soccorsi al Polesine alluvionato nel 1951 e per l’accoglienza ai profughi dell’Ungheria invasa dall’URSS nel 1956.
Tutta la vita di Mario Longhena è stata contrassegnata dall’amore per il sapere e per la crescita del popolo in cultura e dignità. In merito a ciò nel 1957 gli viene conferita la medaglia d’oro quale “benemerito della scuola, cultura ed arte.
A cura di Vittorio Cazzola
[ Mario Longhena ]
[Scuola Longhena]
Vita e morte dell’ARCO GUIDI
Nel Quartiere Saragozza, in via piazza della Pace 3/3 sorge la scuola materna comunale “Arco Guidi”. A coloro che non lo sanno, raccontiamo l’origine di quella denominazione.
La vicenda inizia nel 1811 quando, per iniziativa di alcuni cittadini, fu decisa la costruzione di un portico che unisse il Meloncello alla Certosa, quasi una appendice del portico di San Luca. Iniziò la raccolta dei fondi e la parte più cospicua giunse da Andrea Pesci che affidò questa sua decisione al notaio Antonio Guidi aggiungendo la volontà di restare anonimo.
La prima pietra del portico fu posta il 16 settembre 1811. La costruzione terminò nel 1818: conclusi i lavori ci si rese conto che quell’arco maestoso e importante sotto il quale passavano carri, auto e tram, doveva avere un nome. Conoscendo il desiderio del donatore Andrea Pesci, un facoltoso bolognese, di rimanere anonimo, fu deciso di utilizzare il cognome del notaio Antonio Guidi. Scelta curiosa, ma anche logica: chiunque, attraverso l’atto del notaio avrebbe potuto conoscere il nome del benefattore.
Per la costruzione del tratto dall’Arco Guidi alla Certosa ricominciò la ricerca dei fondi tramite offerte dei cittadini. Ma nel 1828 giunse un lascito che si rivelò decisivo per avviare la costruzione: quell’anno, infatti, morì il prof. Luigi Valeriani il quale, oltre ad un generoso lascito per istituire una scuola tecnica (assieme al prof. Giovanni Aldini), lasciò i fondi necessari per completare il portico verso la Certosa. Tuttavia, un secolo dopo, costruito lo Stadio e cresciuta la passione per la squadra di calcio, si rese necessario allargare la via Andrea Costa per facilitare il traffico: fra il 1930-34, furono eliminati alcuni archi del portico e nel 1934 fu abbattuto l’Arco Guidi.
A ricordare quella costruzione, oltre alla memoria dei più anziani, resta la scuola materna che è sorta dove era la casa colonica del podere Zangheri.
A cura di Marco Poli
[ foto Arco Guidi abbattuto ]